IL COMMENTO
Come dimostra anche la strage di oggi in Egitto, più il terrorismo è tra le priorità nell’agenda dei Grandi e più dilaga in modo capillare, efficace, distruttivo. Perché non si può affrontarlo senza mettere in discussione gli affari che grondano sangue
Di fronte all’attentato di Manchester del 22 maggio scorso, rivendicato dall’Isis, che ha causato la morte di 23 persone e il ferimento 122, o di fronte all’ultima strage di cristiani copti diretti al monastero di Anba Samuel, sulla rotta desertica a ovest dell’Alto Egitto, che ha causato 26 morti, molti dei bambini (e potremmo continuare con un elenco surreale), mi chiedo quale sia l’antidoto a tale violenza così devastante e in grado di vanificare, per esempio, qualsiasi viaggio papale, pur animato dalle migliori intenzioni di bene? Se il recente pellegrinaggio del papa in Egitto, infatti, sembrava averci introdotti in un cammino di riconciliazione possibile, quest’ultimo attentato sembra aver compromesso qualsiasi ragionevole speranza di pace. E nondimeno mi chiedo ancora a quali risorse attingere per superare una simile dilagante, incombente, inarrestabile violenza? Alle risorse del G7?
La concomitanza dell’ultimo attentato in Egitto a danno della comunità copta e l’inizio del G7 mi fa piuttosto chiedere quanto questi sette siano davvero “Grandi”. Possono fermare, controllare la potenza ben superiore di centinaia di terroristi pronti all’azione? E ancora, Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada riuniti a Taormina per il loro 43esimo G7, quali soluzioni potranno indicare? Perché in realtà sono fermamente convinto che di fronte a simili attentati terroristici, e al trend mondiale, l’appuntamento del G7 sembra tanto inutile quanto folcloristico. Anzi, più il terrorismo è tra le priorità nell’agenda dei Grandi e più dilaga in modo capillare, efficace, distruttivo. Oggi come oggi, solo Taormina è blindata! Con diecimila tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, con uno stanziamento senza precedenti di più di cinque milioni di euro, la bella Taormina sarà certamente al sicuro per alcuni giorni. E il resto del mondo? Continuamente a rischio strage. Mi chiedo dunque di nuovo, che fare?
Ridicola la convinzione di Teresa May, che alla luce della strage al concerto di Ariana Grande chiederebbe ai leader mondiali di prendere una posizione più dura verso le multinazionali del web. E le multinazionali del dollaro? Le transazioni finanziarie, la compravendita di armi, il contratto che Donald Trump ha appena firmato in Arabia per la fornitura di armi americane del valore di 110 miliardi di dollari? Come si fa a vendere armi da una parte, e dall’altra sostenere di avere “chance di arrivare alla pace” (D. Trump in Israele). Sono convinto che ogni soluzione abbia una sola premessa, che i G7 rinuncino alle ragioni per cui sono tali, grandi, e la smettano quindi di fare affari con chi, pur fuori dal G7, è ben più grande e ne comanda l’economia.