Sviluppo integrale
In tredici anni di impegno, p. Giulio Berutti, del PIME, ha creato o rimesso in sesto 22 “Credit Union” fra i tribali del Nord, con 43 dipendenti, 3 supervisori, 9.000 soci e quasi altrettanti risparmiatori. Non vuole Credit Union grandi, meglio dividere: un segreto della riuscita del metodo sta nel restare a livello di villaggio, dove tutti si conoscono, si controllano, si aiutano. Intende lo sviluppo come frutto di una presa di coscienza, di una responsabilità assunta, e di uno sforzo comune, valorizzando due caratteristiche fondamentali della loro cultura: eguaglianza e solidarietà, e superandone alcuni limiti: delega totale delle proprie responsabilità, sfiducia in se stessi e nel prossimo, poca disciplina del tempo… Le Credit Union non dipendono dall’aiuto estero. Tengono al centro i rapporti personali; ogni persona è considerata responsabile del proprio sviluppo. La famosa Granmeen Bank del premio Nobel Yunus ha avuto l’idea di portare il credito sulla porta delle case dei poveri, attingendo alle loro capacità di risparmio come ad un capitale enorme, ma offrendo prestiti con una certa facilità. E’ cresciuta enormemente, e ora chiede interessi che vanno dal 20% al 30%. Le Credit Union chiedono il 12%, a scalare. Ultima iniziativa, l’assicurazione sanitaria: a chi risparmia 120 taka all’anno (€ 1,20) offre copertura di spese all’Ospedale diocesano S. Vincent (diretto da p. Giulio) per lui o lei, e altri 4 membri della famiglia.
Parlando di tutto questo, p. Giulio cita Benedetto XVI: “Il mondo soffre per mancanza di pensiero” (Caritas in Veritate n.53).
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