Una bussola per la formazione

La parola agli economi. Di fronte alla complessità della finanza servono nuove competenze per una gestione etica

 

C’è chi si orienta sulle casse rurali, le banche di credito cooperativo che hanno una ricaduta sul territorio, ritenute più affidabili. Alcuni istituti missionari in Italia sono soci fondatori di Banca Popolare Etica, e c’è chi sceglie di affidarsi a questo istituto che garantisce che qualsiasi investimento è sottoposto a una valutazione sociale e ambientale. C’è chi tenta il dialogo con le grandi banche, chiedendo prodotti che corrispondano ai propri principi etici. Il mondo missionario ha dato un importante contributo, a partire dagli anni Ottanta con la campagna “Banche armate”, alla nascita della finanza etica in Italia. Ma la maggior parte degli istituti missionari solo di recente si sta dotando di strumenti per gestire in modo etico i propri investimenti. Per capire come si investono i propri fondi il punto di riferimento sono gli economi e le econome. Dai quali emerge un bisogno di formazione.

«Ormai sotto l’etichetta “etico” c’è un po’ di tutto – afferma padre Claudio Lurati, economo generale dei missionari comboniani – per noi è davvero difficile capire cosa lo è davvero. Non siamo certo in grado di entrare nei prodotti finanziari per scoprire cosa contengono. Abbiamo fissato come istituto i nostri criteri etici per gli investimenti e abbiamo un dialogo sempre aperto con le nostre banche di riferimento, Banca Etica e lo Ior».

Alcuni istituti con missioni in tutto il mondo hanno un economato centrale che gestisce le risorse economiche, in altri casi invece la gestione è più decentralizzata.

È il caso delle Missionarie dell’Immacolata: «Le nostre comunità in India, Bangladesh e Brasile hanno autonomia nella gestione economica dei fondi – spiega suor Rosanna Marchetti, economa generale -. Qui a Roma stiamo riflettendo molto su questo tema, avvertiamo innanzitutto il bisogno di formarci, in modo poi da aiutare anche le altre province nel mondo a intraprendere un percorso verso una gestione etica degli investimenti».

A Roma il Centro Nazionale Economi di Comunità (Cnec) ha organizzato alcuni seminari sul tema della finanza etica destinati agli istituti religiosi e missionari. Trovo molto utili queste proposte formative – afferma suor Rosanna -. Io ho imparato molto, anche se non ho ancora individuato il nostro modo per passare alla pratica».

I missionari saveriani sono soci fondatori di Banca Etica: «Nei nostri investimenti abbiamo fatto attenzione sia alla localizzazione dell’azienda  sia all’evitare quelle aziende e quei prodotti finanziari legati, sia direttamente che indirettamente, allo sfruttamento di lavoro minorile, alla commercializzazione di armi e allo sfruttamento indiscriminato dell’ambiente – afferma padre Sergio Boscardin, economo regionale -. In questi ultimi anni, a fronte di esperienze negative di altre congregazioni e della crisi che ha investito alcune banche, ma spinti anche dalla consapevolezza che è necessario un lavoro di sinergia, abbiamo formato una équipe di alcune persone che ha messo a punto delle linee guida, e ora monitora settimanalmente con attenzione il nostro portafoglio, interagendo con i promotori finanziari per una messa in pratica sempre più coerente dei criteri che ci siamo imposti».

Per sostenere gli enti religiosi nella formazione, esiste dal 2005 un master in economato degli enti ecclesiastici, nato per iniziativa dei missionari clarettiani presso il Cnec di Roma. «Il compito di noi missionari è annunciare il Vangelo nella realtà concreta, e il mondo di oggi, soprattutto quello della finanza, è sempre più complesso – afferma il preside, padre Xabier Larrañaga Oiarzabal, 57 anni, spagnolo -. Con questo master suddiviso in 25 materie cerchiamo di aiutare gli istituti religiosi a coniugare l’amministrazione concreta con l’azione pastorale con l’obiettivo che arrivino a gestire in modo etico i beni».