Una Chiesa al Presepe 2. Incontro
Seguendo il cammino di Maria, i vescovi del Maghreb nel documento “Servi della Speranza” citano dal libro di Garou, M. La rose de l’imam: «La missione non nasce da un di più che dovremmo comunicare agli altri, ma nasce da un’assenza, dalla mancanza dell’altro, senza l’incontro del quale non potrei mai liberare il mio Magnificat».
Queste parole mi ricordano l’importante novità del Concilio quando affermò che il comando di Gesù di andare ad annunciare, nasceva dall’urgenza insita nella Trinità di raggiungere l’umanità, di visitare, di incontrare… La missione non è solo insegnare, aiutare, ma condividere. Dio cerca l’umanità e la visita, e vivendoci la vivifica, come cantò Zaccaria: «Dio ha visitato e redento il suo popolo».
E i vescovi continuano: «Come Maria, ponendo Gesù nella mangiatoia, lo Spirito e Maria ci pongono e ci dispongono, facendo delle nostre vite vite donate all’amore. L’invio del Figlio continua nei suoi discepoli. Attorno a Maria, Giuseppe e il Bambino, pastori e magi rappresentano la famiglia umana. Le nostre Chiese vogliono una famiglia con legami fraterni con tutti, comunità aperta e accogliente di oranti in mezzo ad oranti, di cercatori di Dio con altri cercatori di Dio, testimoni di Colui che diede la vita per unire in unità quelli che erano dispersi. È una presenza umile e gratuita cha da senso alla nostra vita: essere testimoni stupiti e discreti in attesa, nell’umiltà, del dono dell’avvenire che ci viene sempre da Dio. Il nostro è come il “sì” di Maria, attivo e dinamico, nella fiducia assoluta che in tutto ciò che arriva c’è l’azione di Dio per il bene di tutti.
Ciò che conta è una certa densità di presenza all’uomo in un luogo preciso, un certo peso di incarnazione, là dove si vive il proprio impegno con serietà e competenza».
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